Autobiografia non autorizzata

«Forte di una lunga esperienza come disoccupato … ».

Iniziava così il mio breve curriculum, quando, alla fine del 1988, mi presentai a un colloquio presso la celebre agenzia di pubblicità Saatchi&Saatchi.

Marketing, advertising, timetable erano parole completamente sconosciute per me. Avevo nello zaino qualche racconto e nella testa la vaga idea che forse avrei potuto fare il copywriter.

Mi dissero che potevo restare per una settimana. È andata a finire che ci sono rimasto un po’ di più, quindici anni.

Dopo un mese, sono stato assunto, dopo tre anni sono diventato supervisor, dopo cinque, direttore creativo, anzi, il creativo più premiato d’Italia. Provenendo da una famiglia di avvocati e forse per non sentire il peso della colpa di aver tradito la tradizione, ho iniziato a dedicare molto del mio tempo libero alle campagne sociali. Di giorno, lavoravo per i grandi clienti e di notte per quelli che non potevano pagare.

Insomma, sono diventato il creativo delle cause perse.

Dalla “Pantera” per il movimento degli studenti a Medici senza frontiere, dal WWF alla Comunità di Sant’Egidio, da Greenpeace al Tribunale per i diritti del malato, da eccetera a eccetera.

Poi, un bel giorno, ho mandato all’aria la mia carriera, ho buttato nel cesso tutti i premi e ho preso la decisione di dedicarmi alla regia, ancora una volta da autodidatta. Ho iniziato così a scrivere e a dirigere le campagne per la Chiesa cattolica, per l’Unicef e altri ancora. Sono andato negli angoli più sperduti della terra e ho raccontato tante storie invisibili del nostro paese.

Durante questi viaggi, nei rari momenti di pausa strappati al lavoro e alla stanchezza, ho scritto diari, racconti, poesie. E ho iniziato a pensare anche a nuovi progetti che sono diventati mostre fotografiche, libri, web-site, sceneggiature, documentari, art film.

Adesso, dopo aver creato insieme ai miei figli un piccolo villaggio per i bambini orfani in Madagascar, ho iniziato una nuova, bellissima ed emozionante avventura con l’Unione Buddhista Italiana.

E mi piace pensare che fosse già tutto scritto così.