Ho attraversato in treno, da solo, le risaie dell’Indonesia per arrivare al tempio di Borobudur. Sono salito, nella calura asfissiante di Bangkok, lungo i ripidi gradini del Wat Arun e passato lunghissimi minuti osservando i piedi dello Sleeping Buddha. A Luang Prabang dalla mia finestra entrava il suono dei sutra, in Birmania in un piccolo tempio affacciato sul lago Inle ho ricevuto la benedizione e un filo che ancora oggi porto al collo. In Myanmar, ho volato all’alba sopra la valle dei templi di Bagan. Ho parlato, fotografato e scherzato con i giovani monaci di uno sperduto monastero sulle montagne del Nepal. Mi sono seduto a respirare di fronte al Padiglione d’oro di Kyoto e ho perso i miei occhiali camminando in circolo attorno allo Swedagon Temple di Rangoon.
Mi sono svegliato e mi sono addormentato, per centinaia e centinaia di giorni, con accanto un piccolo monaco dorato e sorridente e il volto sereno di Siddartha Gautama con le mani protese in avanti a calmare le acque.
Ora, finalmente, so il perché.
Ora penserò, scriverò, dirigerò, fotograferò storie per l’Unione Buddhista Italiana.